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QUANDO IL VOLONTARIATO INCONTRA LE VULNERABILITÀ: PROGETTO SECONDA TUNICA

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Lecco, 27 marzo. Venerdì 5 aprile 2019 alle ore 20.30 all’Auditorium Comunale di Merate si terrà l’incontro “La Seconda Tunica: quando il volontariato incontra le vulnerabilità” promosso dall’associazione “La Seconda Tunica” con il patrocinio del Comune di Merate e la collaborazione del Centro di Servizio per il Volontariato Monza
Lecco Sondrio.
La serata, ad ingresso libero, vuol essere un’occasione per far conoscere le attività e il modus operandi dell’associazione, attiva nel territorio meratese da due anni, e offrire alla cittadinanza alcuni spunti sul tema della vulnerabilità e della povertà.

Sono previsti gli interventi di:
– John Patrick Tomalino Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Merate.
La situazione di vulnerabilità nel meratese e l’impegno delle piccole associazioni locali.
– Marco Cavedon | Silvia Calati CSV Monza Lecco Sondrio Vulnerabilità e volontariato: inquadramento, panoramica e suggestioni di questo binomio a partire da un’indagine di CSV Monza Lecco Sondrio sulle attività di volontariato nel territorio rivolte alla vulnerabilità
– Gianpietro Lunati Presidente Associazione La Seconda Tunica
La Seconda Tunica, esempio di associazione ad aiuto diretto, terreno di incontro per un’esperienza di solidarietà;  caratteristiche, vantaggi, peculiarità operative, bilancio dei primi due anni di attività Molte associazioni nelle loro attività di volontariato incontrano il fenomeno sociale della vulnerabilità; questo incontro spesso le porta a modificare le loro azioni sul territorio, e a interrogarsi su come poter affrontare questa nuova realtà.
Per vulnerabilità sociale e materiale “si intende comunemente l’esposizione di alcune fasce di popolazione a situazioni di rischio, inteso come incertezza della propria condizione sociale ed economica” (8mila Census Istat).
È proprio l’intercettazione da parte delle associazioni di persone non “ufficialmente” svantaggiate e/o non in carico a servizi, che ha spinto il CSV, in questo momento storico complesso socialmente ed economicamente, a condurre una piccola indagine sul tema della vulnerabilità sociale nei tre territori di Lecco, Monza e Sondrio.

Com’è nata “La Seconda Tunica”?
Ce lo racconta il presidente, Gianpietro Lunati: “Vedendo intorno a noi persone con grossi problemi, che avevano perso la casa o il lavoro, con problemi familiari, scolastici o di depressione, persone che si erano trovate ai margini della società, persone che avremmo potuto essere noi, con una rete familiare inesistente e una rete sociale che non riusciva a fornire delle risposte, abbiamo pensato che dovevamo fare qualcosa. Così ci siamo attivati e abbiamo potuto riscontrare che c’è tanta gente brava e disponibile che, se accuratamente informata, capisce e riesce a vedere i problemi degli altri”.

Come agite concretamente e a chi vi rivolgete?
“Siamo partiti dal presupposto che oggi il paese non esiste più, i vicini di casa non esistono più, c’è una nuova zona di vita in cui ognuno vede quello che vuole. Quello che facciamo noi è proprio far vedere che ci sono persone come te, a cui è capitato qualcosa. Abbiamo cominciato a rivolgerci a persone che sapevamo volevano vedere, come quelle impegnate nel Centro di Ascolto della Caritas, iniziando con l’amico, il conoscente, chiedendo se volevano aiutarci ad aiutare quella determinata persona e in che modo volessero farlo”.

“Le persone che aiutiamo hanno necessità multiformi, si trovano in uno stato da “vulnerati” e c’è necessità di costruire un progetto attorno a loro che li porti ad uscire dal tunnel e a cercare di vedere se c’è un modo per affrontare le difficoltà. La prima cosa è l’ascolto, poi serve un progetto, i volontari, l’affiancamento alla persona, l’attivazione di una rete fatta da associazioni, servizi, assistenti sociali ecc.”.

“Ci siamo caratterizzati come un terreno di incontro in cui chi è disponibile ad aiutare agisce secondo i propri desideri o restando anonimo oppure impegnandosi direttamente. Noi chiediamo alle persone se hanno voglia di conoscere e di partecipare alle difficoltà delle persone. Facilitiamo lo scambio tra chi ha di più – una seconda tunica – e chi non ha. Non facciamo cassa, i soldi che vengono donati sono sempre finalizzati a risolvere le esigenze specifiche di una persona o di una famiglia”.

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