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OSSERVATORIO CONGIUNTURALE: IL SECONDO SEMESTRE 2023

OSSERVATORIO CONGIUNTURALE: IL SECONDO SEMESTRE 2023

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Lecco, 19 febbraio 2024 – L’economia lecchese “tiene” anche se a fatica. Occupazione si mantiene stabile (ma mancano diverse figure specializzate), ma calano domanda, produzione e fatturato. Ad affermarlo è l’Osservatorio Congiunturale dei Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como che traccia, per la seconda metà del 2023 rispetto ai dati dell’indagine precedente, una decelerazione di diversi indicatori economici.

Un lieve calo degli indicatori caratterizza lo scenario economico del territorio, sia nel confronto congiunturale sia in quello tendenziale, così come le aspettative per i primi sei mesi del 2024. Si conferma in tenuta l’occupazione, e metà del campione di imprese incontra difficoltà nell’individuare persone con le competenze necessarie alle attività

Nel confronto con il periodo gennaio-giugno dello scorso anno, i tre indicatori si attestano in media al -5,4%, mentre la variazione tendenziale, che ha come orizzonte di confronto i livelli del semestre luglio-dicembre 2022, risulta mediamente pari al -3,9%.

Le ipotesi sull’evoluzione del business per il primo semestre 2024 sono variegate; tuttavia, in linea generale, indicano una situazione di stallo (in media -0,4% per i tre indicatori) sui livelli di fine 2023.

La capacità produttiva mediamente impiegata dalle imprese dei tre territori tra luglio e dicembre 2023 è pari al 74,1%, in diminuzione di oltre tre punti percentuali se confrontata con il tasso di utilizzo registrato per i sei mesi precedenti (77,7%).

All’interno del campione emergono differenze rispetto all’utilizzo degli impianti, con variabilità sia in base alla dimensione, sia rispetto ai comparti di attività. Le realtà fino a 50 occupati (75,8%) hanno indicato una capacità media più elevata rispetto a quella registrata dalle imprese di dimensioni più grandi (71,3%).

Per quanto concerne i settori merceologici, l’utilizzo degli impianti risulta più elevato per le imprese metalmeccaniche (79,6%), mentre è inferiore per le realtà tessili (64,6%) e per quelle afferenti agli altri settori (71,5%).

La produzione che le imprese lecchesi, sondriesi e comasche non realizzano direttamente, ma gestiscono ricorrendo a pratiche di subfornitura, determina un contributo di oltre sette punti percentuali (7,1%). L’outsourcing coinvolge prevalentemente soggetti nazionali (5,6%), mentre è residuale la collaborazione con partner stranieri (1,5%).

Le imprese confermano una spiccata propensione all’internazionalizzazione e, nel secondo semestre 2023, segnalano una quota di fatturato oltre confine pari ad oltre un terzo del totale (33,8%). Le aziende di medio-grandi dimensioni realizzano oltre la metà delle proprie vendite attraverso l’export (in media 53,1% del totale), mentre per le realtà sino a 50 occupati la quota di fatturato generato al di fuori dell’Italia supera un quinto del totale (21,7%).

In accordo con quanto esaminato nel corso delle precedenti edizioni dell’indagine, il principale mercato di riferimento oltre confine è l’Europa (19,8%) e in particolare i Paesi occidentali (16,5%). Ulteriori aree di interesse sono gli Stati Uniti (4,1%), l’Est Europa (3,3%), l’Asia Occidentale (1,9%) e l’America Centro-Meridionale (1,8%).

I giudizi espressi dalle realtà del campione riguardo all’evoluzione delle vendite tra ottobre e dicembre indicano un rallentamento generale degli scambi, sia a livello domestico sia per l’export.

Il fatturato in Italia è considerato in conservazione rispetto ai livelli della prima metà del 2023 per il 30,9% del campione, in espansione per il 27,4% e in diminuzione per il 41,7%.

Le esportazioni sono stabili per il 29,1% del campione, in crescita per il 23,3% e in diminuzione per il 47,6%.

Le aziende aderenti all’osservatorio mostrano un allentamento delle pressioni negative sul fronte dell’approvvigionamentodelle materie prime, in continuità con l’andamento della prima metà dell’anno.

Sebbene siano ancora riscontabili alcune criticità, l’impatto sulle realtà del tre territori è limitato. Tra luglio e settembre la quota di imprese costrette a far fronte ad aumenti dei listini si è attestata al 23,4%, mentre il 26,6% ha segnalato una diminuzione.

Tra ottobre e dicembre l’apprezzamento dei costi delle commodities ha interessato il 13% del campione, mentre per una realtà su quattro (25,1%) è stato indicato un miglioramento.

Con riferimento alle distorsioni determinate lungo le catene di fornitura, il 23,8% del campione ha segnalato un’estensione dei tempi di consegna delle materie prime (era il 28,2% per la prima metà del 2023), il 13,4% ha indicato problemi da parte dei fornitori nel rispettare le quantità richieste (il 15,3% nello scorso osservatorio), mentre il 7,5% ha comunicato un peggioramento della qualità delle merci ricevute (il 14,8% in precedenza).

Le criticità fin qui indicate hanno continuato a generare effetti negativi sulla gestione dell’attività aziendale: la limitazione di parte dell’attività per il 7,8% del campione (era il 9,5% nei primi sei mesi del 2023), la necessità di riorganizzare il lavoro e l’attività produttiva per il 13,9% (23,4% nel precedente osservatorio), impatti significativi sui costi di produzione per il 28,8% (44,8% nella prima metà dell’anno) e una contrazione della redditività aziendale per il 42% (il 63,9% in precedenza).

Sul fronte dei rapporti tra le imprese e gli Istituti di credito si riscontra un peggioramento riguardante le condizioni praticate: per oltre una realtà su tre (33,7%), infatti, è stato indicato un inasprimento delle spese e delle commissioni nonché della richiesta di garanzie e tassi.

Per quanto concerne la disponibilità degli Istituti a concedere credito, nel 90,2% dei casi il quadro è risultato stabile, nel 5,9% è stato caratterizzato da una minor apertura mentre nel restante 3,9% da una maggior predisposizione ad esaudire le richieste aziendali.

Valutando infine il giudizio formulato dalle aziende riguardo la liquidità aziendale, il 51,3% delle realtà ha indicato una situazione nella norma, il 31,3% ha espresso soddisfazione e il rimanente 17,4% ha ritenuto il quadro da migliorare.

Il generale peggioramento degli indicatori associati a ordini, produzione e vendite nel corso della seconda metà dell’anno non ha influenzato i giudizi riguardanti lo scenario occupazionale. Le aziende delle tre province hanno infatti segnalato un generale mantenimento degli organici, così come comunicato direttamente in due casi su tre (66,1%) e confermato dal sostanziale bilanciamento delle indicazioni di aumento (16,7%) e riduzione (17,2%), che hanno assunto entità simili.

Da segnalare come permangano, per circa una realtà su due (45,1%), difficoltà nell’individuare persone con le competenze aderenti alle esigenze aziendali.

Le previsioni occupazionali per i primi sei mesi del 2024 si mantengono principalmente improntate alla conservazione dei livelli (66,1%) ma è riscontrabile altresì una maggior incidenza di ipotesi di espansione (20,8%) rispetto a quelle di diminuzione (13,1%).

TRANSIZIONE GREEN, SOSTENIBILITA’ D’IMPRESA E INVESTIMENTI

Nel secondo semestre 2023 le imprese delle tre province aderenti all’osservatorio hanno rivelato una marcata attività d’investimento e di realizzazione di progetti. Per oltre due realtà su cinque gli interventi hanno riguardato il risparmio energetico (46,9%) e la sostenibilità ambientale (42,5%). Un’azienda su due ha affrontato investimentitecnologici per la digitalizzazione (49,4%), progetti di ricerca e sviluppo (54,6%) e investimenti per l’accrescimento del capitale fisico (53,9%). Oltre a ciò, tre realtà su dieci sono state impegnate in iniziative per il rafforzamento del proprio livello di internazionalizzazione (29,4%).

DOMANDA

La domanda delle imprese di Lecco, Sondrio e Como ha mostrato una contrazione su entrambi gli orizzonti temporali di analisi. Il confronto con i livelli del corrispondente semestre 2022 rivela un calo tendenziale di oltre quattro punti percentuali (-4,4%). Il dato misurato attraverso il raffronto con la prima metà del 2023, quando gli ordini erano stati considerati in crescita di circa cinque punti percentuali (+4,8%) sui livelli dei precedenti sei mesi, si attesta invece al -6,5%, confermando al ribasso le aspettative negative formulate in occasione della precedente edizione dell’osservatorio (-2,3%). Le ipotesi riguardanti l’evoluzione della domanda nei primi sei mesi del 2024 risultano eterogenee e nel complesso rivelano un miglioramento, che non è tuttavia sufficiente a colmare il divario generatosi ed indica anzi una stagnazione dell’indicatore: in media la variazione si attesta al -0,2%.

PRODUZIONE

L’indicatore associato alla produzione assume andamenti in linea con la domanda e registra una contrazione sia sul fronte congiunturale sia sul versante tendenziale. La variazione ad un anno rispetto ai livelli del semestre luglio-dicembre 2022 è pari al -4,6%. Il raffronto congiuntale con la prima metà del 2023 evidenzia invece un calo di quasi cinque punti percentuali (-4,9%); il dato, in peggioramento rispetto al +0,8% rilevato tra gennaio e giugno 2023 nei confronti dei sei mesi precedenti, non giunge inaspettato ma risulta coerente, nel segno, con le aspettative (-1,7%). Le previsioni per l’evoluzione dell’attività produttiva nel semestre gennaio-giugno 2024 si attestano al -0,6%.

Il tasso di utilizzo medio degli impianti nel secondo semestre 2023 registra un calo rispetto a quanto esaminato per la prima metà dell’anno: il dato passa infatti dal 77,7% di giugno al 74,1% di dicembre. Nell’ambito del campione sono identificabili, anche nel caso della capacità produttiva, differenze sia su base dimensionale sia considerando l’attività realizzata. Le realtà di medie dimensioni (71,3%) descrivono un tasso di impiego inferiore a quanto indicato dalle imprese fino a 50 occupati, per le quali la capacità si attesta al 75,8%. Allo stesso modo, le aziende del comparto metalmeccanico (79,6%) indicano un impiego superiore rispetto a quello delle realtà tessili (64,6%) o afferenti agli altri settori (71,5%). Si attesta al 7,1% il contributo dell’attività che le aziende del campione realizzano ricorrendo all’outsourcing produttivo. La subfornitura coinvolge prevalentemente aziende operanti sul mercato domestico (5,6%), mentre in misura minore soggetti stranieri (1,5%).

FATTURATO

Fra gli indicatori esaminati, quello associato al fatturato registra le diminuzioni più contenute.

Le variazioni, al pari di quanto esaminato per gli ordini e per la produzione, sono in contrazione su entrambi gli orizzonti temporali d’analisi, ma in modo meno marcato. Il confronto con la seconda parte del 2022 evidenzia una variazione del -2,8%. L’analisi con i livelli del semestre gennaio-giugno 2023, periodo per il quale le vendite erano aumentate dell’1,9% rispetto ai precedenti sei mesi, rivela invece una decelerazione di quasi cinque punti percentuali (-4,8%), al di sotto delle previsioni precedentemente formulate (-0,7%). Le aspettative per l’evoluzione del fatturato nel semestre gennaio-giugno 2024 si attestano al -0,4%, con un parziale miglioramento rispetto alla fase di diminuzione che ha interessato la seconda metà del 2023.

Le realtà dei tre territori confermano una spiccata vocazione all’internazionalizzazione generando, tra luglio e dicembre 2023, una quota di fatturato pari ad oltre un terzo del totale (33,8%) all’estero. Circa la metà delle vendite al di fuori dei confini nazionali è diretta in Europa Occidentale (16,5% del fatturato complessivo), area che rappresenta il principale mercato di sbocco estero. Ulteriori aree di interesse sono Stati Uniti (4,1%), Est Europa (3,3%), l’Asia Occidentale (1,9%), America Centro-Meridionale (1,8%) e BRICS (1,5%). Nelle rimanenti zone del mondo al di fuori dell’Italia (66,2%) è realizzato il restante 4,6%.

MATERIE PRIME

Nonostante il persistere delle difficoltà ampiamente indagate nell’ambito delle precedenti edizioni dell’osservatorio, le imprese aderenti all’indagine indicano un miglioramento sul versante dell’approvvigionamento delle materie prime.

Con riferimento all’andamento dei listini di acquisto praticati dai fornitori, tra luglio e settembre 2023 il 23,4% delle imprese del campione ha registrato un aumento, a fronte di una quota del 49,9% che ha indicato livelli stazionari e del 26,6% che ha segnalato una diminuzione. Tra ottobre e dicembre 2023, l’apprezzamento delle materie prime è stato avvertito dal 13% delle imprese, a fronte di una quota del 25,1% che ha indicato invece prezzi maggiormente favorevoli.

Per quanto attiene le inefficienze lungo le catene di fornitura, il 23,8% delle imprese del campione indica un’estensione nelle tempistiche di consegna delle commodities (il 28,2% nei primi sei mesi del 2023), il 13,4% ha invece ricevuto consegne inferiori a quanto richiesto a causa della minor disponibilità di materiale (il 15,3% in precedenza) e, infine, il 7,5% ha rilevato un peggioramento della qualità delle merci approvvigionate (era il 14,8% nel precedente osservatorio).

I fenomeni fin qui analizzati hanno continuato ad influire negativamente sull’attività delle aziende dei tre territori, ostacolandone in particolare la gestione. Analizzando nel dettaglio, nel 7,8% dei casi è stata comunicata una parziale limitazione dell’attività aziendale (il 9,5% tra gennaio e giugno 2023), nel 13,9% le imprese sono state costrette ad operare riorganizzazioni del lavoro e/o dell’attività produttiva (23,4% nel precedente semestre), nel 28,8% sono stati riscontrati impatti significativi sui costi di produzione (il 44,8% in precedenza) e infine nel 42% è stata registrata una contrazione dei margini di profitto a causa dei maggiori costi (il 63,9% nello scorso osservatorio).

OCCUPAZIONE

A differenza di quanto esaminato per gli indicatori associati a domanda, produzione e fatturato, i giudizi qualitativi formulati riguardo all’andamento occupazionale tratteggiano un quadro di generale e diffusa stabilità. Per circa due realtà su tre (66,1%) è stato segnalato un mantenimento mentre, in caso di variazione, le indicazioni di diminuzione (17,2%) e di aumento (16,7%) hanno assunto entità simili, bilanciandosi.

Nonostante la congiuntura, quali la metà del campione (45,1%) evidenzia difficoltà nel reperire sul mercato del lavoro personale con le competenze desiderate.

Le aspettative occupazionali per la prima metà del 2024 si confermano prevalentemente orientate al mantenimento dei livelli (66,1%); è comunque rilevabile una maggior incidenza delle previsioni di espansione (20,8%) rispetto a quelle di riduzione (13,1%).

Como / Lecco / Sondrio, 16 febbraio 2024

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