Lecco, 15 ottobre 2020 – Inca Cgil di Lecco ha dato assistenza a 35 cittadini stranieri per procedere alla richiesta del rimborso di un contributo indebitamente richiesto nel corso degli anni dallo Stato italiano per procedere al rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno.
Avvalendosi degli Avvocati Alberto Guariso, Susanna Pelzel e Livio Negri di Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione), alcuni dei legali più competenti sulla materia a livello nazionale, i ricorrenti hanno agito in giudizio contro il ministero dell’Economia e delle Finanze per far accertare una forma di discriminazione che avrebbero subito, poiché dall’anno 2011 l’Amministrazione ha richiesto il versamento di un contributo sproporzionato ed incompatibile con il diritto dell’Unione Europea, come sancito da una pronuncia della Corte di
Giustizia.
I fatti risalgono al periodo che va dal 2011 al 2016. Nel 2011 infatti lo Stato ha introdotto un ulteriore contributo per il rinnovo dei titoli di soggiorno che va dagli 80 ai 200 euro a seconda della tipologia del permesso di soggiorno. In pratica ogni cittadino straniero prima pagava solamente il costo della marca da bollo, pari a 16 euro, la stampa del documento (27,50 euro) e la spedizione postale (30 euro). Con l’introduzione di questa norma si sono aggiunti i costi dell’ulteriore contributo, previsto dal decreto.
Nel 2015 la Corte di Giustizia europea ha dichiarato che questo contributo era sproporzionato in quanto rendeva
economicamente difficoltoso l’accesso degli stranieri al regolare permesso di soggiorno. Il Tar del Lazio e il
Consiglio di Stato hanno annullato il decreto ministeriale che aveva disposto gli incrementi, riconoscendo che
l’Amministrazione avrebbe dovuto fissare nuovi importi purché proporzionati e non eccessivi e disciplinare la
restituzione di quanto pagato in eccesso. Ma, nonostante la condanna e le successive richieste di rimborso,
l’Italia non solo non ha mai restituito quando dovuto, non ha mai nemmeno risposto alle richieste inviate dai
cittadini dall’ufficio lecchese.
In data 14 ottobre 2020, il Tribunale di Lecco si è pronunciato favorevolmente accertando la discriminazione
attuata nei confronti dei nostri assistiti da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze e lo ha condannato a pagare ai ricorrenti le somme indebitamente richieste nel corso degli anni.
Una sentenza che risponde alle istanze presentate da molti cittadini migranti; si è voluto sostenere questa causa
collettiva per contrastare un’ingiustizia nei confronti delle moltissime persone straniere che risiedono nel nostro
territorio. Cercheremo di informare, in modo più esteso, i tanti che oggi si trovano ancora in queste condizioni
per aiutarli a recuperare quanto, alla luce della sentenza, risulta sborsato ingiustamente.
Tutti i cittadini migranti presenti in Italia in quel periodo si sono visti richiedere un contributo dallo Stato non dovuto e la Cgil non lascerà nessuno da solo davanti a questa ingiustizia, soprattutto in un periodo difficile come
quello che stiamo vivendo.
È un risultato non solo per i nostri assistiti ricorrenti in giudizio, ma per tutti i cittadini migranti presenti sul territorio. Questa sentenza è senza dubbio un precedente rilevante nella giurisprudenza italiana in materia di
immigrazione. Un risultato non solo per il territorio lecchese: il giudizio del Tribunale vale anche per la
Lombardia e per tutto il territorio nazionale.
Oltre ad essere un traguardo importante da un punto di vista tecnico è anche una rilevante indicazione sociale. Il
Ministero è stato condannato perché ha discriminato. La sentenza dà ragione alla Cgil, che ha osato là dove la
politica è rimasta latitante.
La Cgil continuerà, attraverso le sue articolazioni, a tutelare i diritti collettivi e individuali dei lavoratori e dei pensionati avendo come punto irrinunciabile l’universalità e la solidarietà: concetti fondamentali che fanno la
differenza quando le difficoltà e le sofferenze (in senso generale) di un Paese aumentano.
14 Ottobre 2020
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