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CENTO PERSONE IN PIAZZA LECCO PRIDE CONTRO #RESTIAMOLIBERI

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Lecco il 17 luglio 2020 – Si accende la discussione sulla nuova legge contro l’omofobia. Ieri sera la manifestazione del comitato lecchese di #restiamoliberi ha raccolto un centinaio di persone in piazza XX Settembre. Uno stand-up silenzioso di tanti lecchesi che hanno voluto manifestare contro la possibile (questo il pericolo secondo il comitato) deriva liberticida di questa legge.

Il comitato #restiamoliberi ha manifestato ieri sera contro la legge che si propone di perseguire ogni atto di omofobia
Il comitato #restiamoliberi ha raccolto un centinaio di persone in piazza XX Settembre
Anche il candidato sindaco Peppino Ciresa tra i manifestanti contro la legge. Accanto a lui il candidato della lista Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini
Ma il direttivo di Lecco Pride (l’associazione che ha dovuto annullare la manifestazione “Lecco Smart Pride” che avrebbe dovuto svolgersi a giugno in favore dei diritti Lgbt), sulla manifestazione svoltasi ieri sera in piazza Cermenati, ci ha inviato una lettera che va contro la presa posizione, già espressa attraverso queste colonne, di #restiamoliberi con un’altra lettera. Come nel caso di chi protestava contro la legge, diamo spazio anche a chi è, invece, favorevole a essa: “In questi giorni anche a Lecco qualcuno ha deciso di manifestare il proprio dissenso in merito alla proposta di legge che mira a contrastare l’odio e la discriminazione contro l’orientamento sessuale, l’identità di genere, il sesso ed il genere, che la Camera discuterà dal 27 luglio. Ci stupisce, ma forse non più di tanto visto che è un rituale già sperimentato anni fa con le Unioni Civili, notare che non vi sono molte argomentazioni da chi contesta la legge e che, quelle poche esistenti, sono costruite sulla presunta minaccia di una legge liberticida che toglierebbe la libertà di espressione. A loro facciamo notare che la proposta di legge è semplicemente basata su una legge già esistente nell’ordinamento italiano, la “legge Mancino” che già oggi punisce i reati di “odio” per ragioni razziali, etniche, religiose o legate alla nazionalità. A queste categorie, la proposta di legge, semplicemente aggiunge le categorie di orientamento sessuale, identità di genere, sesso e genere. Da chi, pretestuosamente, sostiene che sia una legge liberticida ci piacerebbe capire come mai, una legge esistente da anni che non si è mai rivelata liberticida, lo possa diventare semplicemente perché estesa ad altre categorie. Traducendo semplicemente questo modo di pensare dovremmo costatare che: se la legge esistente sanziona giustamente chi commette reati d’odio legati sul presupposto di una differenza religiosa può andar bene ma se legata a chi commette reati d’odio legati al diverso orientamento sessuale o alla diversa identità di genere allora non va bene e la si definisce “liberticida”. In entrambi casi la legge infatti si occupa di reati di violenza o incitamento all’odio, basati su una presunta superiorità, e non riguarda le opinioni la cui libertà è sancita. E resta garantita, dall’articolo 21 della costituzione. La legge in esame vuole colpire anche tutte quelle manifestazioni di violenza, odio e discriminazione che si basano sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, il sesso ed il genere. Sulla presunta non definitezza dei termini, in specifico quello dell’identità di genere, che viene rilevata come un problema dai detrattori della legge, facciamo notare che essa ha invece un solido ancoraggio giuridico rilevabile nelle sentenze della Corte di Cassazione, della Corte Costituzionale unite a sentenze della Corte Internazionale ed a numerose direttive europee, si veda fra tante la Convezione di Istambul. Risulta allora solo strumentale e totalmente priva di valore tale affermazione. La realtà è che siamo di fronte ad una campagna orchestrata per delegittimare il percorso legislativo della proposta di legge. Una campagna che si muove nell’unica direzione di creare, attraverso una pretestuosa informazione, paure infondate all’interno dell’opinione pubblica. Non vi è alcuna minaccia alla libertà di espressione ma semplicemente si vuole combattere quei reati che nascono dall’odio e che spesso colpiscono persone omosessuali, transessuali e di genere femminile. Perché dobbiamo ricordare che non è semplicemente una legge contro l’omotransfobia ma una legge che colpisce anche atti legati alla differenza di genere e che tende a combattere la misogenia; un particolare neppure rilevato da coloro che contrastano il Disegno di Legge, forse perché poco consono alla loro propaganda denigratoria. La propaganda, si sa, è motivazionale e spesso corre il rischio di essere poco lucida, ma un minimo di onestà intellettuale sarebbe sempre ben gradito. Riteniamo quindi importante affermare che è una legge importante che lavora sia sul campo della sanzione (art.1-4), contro chi commette reati d’odio, ma che impegna lo Stato (art.5-9) anche ad una seria azione di prevenzione per contrastare le discriminazioni fra i cittadini. Una legge di cui alcune persone hanno bisogno perché nel nostro Paese sono ancora tanti gli atti di violenza nei confronti delle donne, delle persone omosessuali e transessuali. Ragazze e ragazzi picchiati per strada perché si tenevano per mano, donne molestate o uccise, persone transessuali massacrate di botte, giovani insultati per il loro diverso orientamento sessuale. Azioni violente frutto di una cultura in cui la differenza non è un valore o una ricchezza ma un motivo per additare nemici e continuare a mantenere o generare verso di loro odio e minacce“.

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