In arrivo un nuovo spettacolo che ha come tema la considerazione del diverso e tutto ciò che gravita intorno a questo concetto.
In programma il 9 novembre alle 20 e 45 presso Spazioteatroinvito di via Ugo Foscolo 42.
SPORCO NEGRO
Kronoteatro
con Bubacarr Bah, Tommaso Bianco e Alhagie Barra Sowe
regia Maurizio Sguotti
drammaturgia Kronoteatro
musiche e disegno luci Alex Nesti
costumi Francesca Marsella
movimenti Nicoletta Bernardini
con il sostegno di Armunia Centro di Residenze Artistiche Castiglioncello
“non sono io che sono razzista, sono loro che sono negri”
“il 47% degli italiani è un analfabeta funzionale” (dati OCSE)
“SPORCO NEGRO” nasce con l’idea di mettere completamente a nudo, a nervi scoperti, senza nessun riguardo verso il politically correct o verso la forma edulcorata del socialmente accettabile, tutti i pregiudizi, le paure, i pensieri xenofobi che nutriamo nei confronti del diverso. Ci focalizziamo qui su uno dei “diversi” più osteggiati. Il migrante di colore. Il negro. Lì sul palco ce ne saranno due, assieme al piccolo e frustrato bianco. Si mette alla berlina quella parte di noi che relega, più o meno consapevolmente, il negro nell’immaginario da bar con gli stereotipi e le infondate certezze. Non siamo razzisti, ma la battuta razzista ci fa ridere e non c’è nulla di male. Ridiamo quindi amaramente di noi, certi di essere distanti da quel modo di pensare, da quella visione. Ma davvero è così? Quanto siamo affezionati a quel retaggio folkloristico figlio degli stereotipi cinematografici e macchiettistici. Quanto fa parte di noi, o meglio, quanto è dentro di noi tanto da considerarlo perfettamente integrato con i nostri ideali? Ci chiediamo, quanto chi si ritiene accogliente, multietnico, aperto e disponibile, poi non cada nell’immaginario stilizzato, nel confortante assodato e quanto non siamo noi, occidentali moderati, ad essere degli “sporchi bianchi”. Cerchiamo di indagare un tema che non può che essere urgente, sviscerandolo da diversi punti di vista.
A partire da quelli scomodi, incauti e indelicati. Mettiamo in crisi noi stessi chiedendoci contemporaneamente oggetto e soggetto dello spettacolo. Il risultato vuole essere una presa di coscienza, un bilancio, innanzi tutto su noi stessi.