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ANAAO-ASSOMED: “OSPEDALI DA CAMPO SENZA MEDICI. URGE SBLOCCARE ASSUNZIONI DI SPECIALIZZANDI”

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Lecco, 20 marzo 2020 –  Dopo 4 settimane di emergenza, gli ospedali delle zone più colpite della Lombardia – Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi– sono allo stremo delle forze sia in termini di personale, medico e infermieristico, che di posti letto in terapia intensiva. Una parziale soluzione per far fronte a questa situazione è stata momentaneamente individuata nell’allestimento di ospedali da campo, come quelli di Fiera di Milano e di Bergamo: tuttavia, il sindacato dei medici ANAAO-ASSOMED Lombardia fa notare che queste strutture temporanee non possono funzionare in mancanza di personale medico e sanitario che vi lavori.   

«Non è pensabile che le aziende sanitarie possano trovare ulteriori forze da mettere a disposizione delle nuove strutture di emergenza che si stanno progettando – dichiara il dott. Stefano Magnone, segretario generale di ANAAO-ASSOMED Lombardia -. Servono medici, infermieri e personale sanitario per questi nuovi ospedali e certamente questi professionisti non possono provenire dagli ospedali lombardi. Abbiamo notizia di specializzandi che vorrebbero venire a lavorare in Lombardia da altre regioni ma ciò non è consentito dalla legge. In tempi di guerra non si ragiona come in tempi di pace: gli universitari dettano legge sulla vita di giovani medici che vorrebbero lavorare con noi e questo è inaccettabile»

Secondo il Decreto Legge 14/20, infatti, per gli specializzandi è prevista solo l’assunzione come liberi professionisti e solo con il placet del consiglio della scuola, quest’ultimo non dovuto se assunti con contratto atipico.

L’appello di ANAAO-ASSOMED Lombardia è forte e preciso: è necessario un intervento legislativo e ministeriale che sblocchi le assunzioni degli specializzandi, in modo che possano lavorare come dipendenti accanto ai medici lombardi.

«Ovviamente è necessario che gli specializzandi siano lasciati liberi di venire a lavorare dove l’emergenza richiede maggiormente la loro presenza. L’appello di tutti, Regione, aziende, medici e sindacato, va nella stessa direzione» conclude il dott. Magnone.

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