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IN SCENA AD OSNAGO LO SPETTACOLO “IO SONO QUI – LA MONACA DI MONZA”

IN SCENA AD OSNAGO LO SPETTACOLO “IO SONO QUI – LA MONACA DI MONZA”

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OSNAGO, 15 NOVEMBRE 2024 – Andrà in scena allo Spazio Fabrizio De Andrè in via Matteotti ad Osnago lo spettacolo teatrale di Gian Luca Favetto con Lilli Valcepina: “Io sono qui – La monaca di Monza” sabato 23 novembre 2024. Uno spettacolo che rappresenta la metafora perfetta delle difficoltà e delle sfide che si trova ad affrontare la donna contemporanea.

Chi è la Monaca di Monza? È una persona e un personaggio, figlia del conte Martino de Leyva, di Alessandro Manzoni e del nostro immaginario. Nata più di quattro secoli fa, attraverso i vari racconti che hanno riproposto la sua straordinaria vicenda è diventata un personaggio universale: personaggio letterario e teatrale, contemporaneo a tutte le epoche attraversate. Ancora oggi la sua storia parla al presente.

La rappresentazione portata in scena coglie Marianna Maria Virginia De Leyva Marino (1575-1650), conosciuta anche come Gertrude o la Signora, nelle sue evidenti contraddizioni e nella sua altrettanto evidente molteplicità. È un personaggio singolare plurale. È molte personalità in una, molti racconti in uno.

A queste diverse personalità dà voce il monologo: la bambina abbandonata, la figlia obbediente, la giovane che ambisce a una vita nel mondo, la conversa modesta, la nobile superba e prepotente, l’amante vittima e artefice della propria passione, la peccatrice, la madre disperata, la condannata, la penitente, la redenta. Sempre prigioniera della sua solitudine. Un ventaglio di figure da cui emerge anche il punto di vista dell’attrice che indossa le sue differenti maschere, le incarna e le rivela in scena. Metafora perfetta delle difficoltà e delle sfide che si trova ad affrontare la donna contemporanea.

Partendo dalle pagine di Alessandro Manzoni e dagli atti del processo che ha sconvolto Monza agli inizi del Seicento, si è restituito voce, pensieri, emozioni, riscoprendo la volontà e il coraggio di questa donna, nonché l’annientamento subito, a cui pure è riuscita a resistere, reagendo d’impeto o piegandosi come un giunco per non soccombere alla tempesta.

Non un’eroina, ma una donna dotata di una straordinaria forza di carattere che si è opposta come ha potuto agli obblighi imposti da altri, dagli uomini che avevano potere su di lei. Lo ha fatto in nome di una necessità primaria che l’ha accompagnata nella sua lunga vita di clausura: vivere secondo la propria volontà. Non libera, non libertina, ma in cerca della propria identità, di tutte le sue vite che questo monologo in sedici variazioni esplora: Il desiderio; Lilli e la  Signora; Non una, tante; Il primo incontro; Gli sguardi; Contro il padre; Il mio nome completo; Amore; Madre; 1606; Altre voci; La condanna; La pena; Chi sono diventata; Dio; Il vuoto.

È lei che si presenta e rappresenta. Riunisce in un solo tempo – il tempo del teatro, che è quello della condivisione – passato, presente e futuro, letteratura e vita, immaginazione ed esperienza reale, cronaca e leggenda. Fa propri i racconti altrui e, attraverso le parole che pronuncia, ricompone in un mosaico i vari frammenti delle sue molte esistenze. Si confessa. Cerca di capire, di capirsi, di accettarsi. Ricuce insieme le sue diverse anime. Questo la rende contemporanea e ci spinge a confrontarsi con lei, a usarla come specchio per ritrovarci. Oppure perderci.

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