GLI OTTANT’ANNI DI PADRE CUPINI. UN’AVVENTURA DI FEDE E VITA

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Lecco, 27 gennaio. Padre Angelo Cupini ha compiuto ottant’anni. Sacerdote clarettiano, anima dell’esperienza della Comunità di via Gaggio e della Casa sul pozzo, a Lecco si è sempre posto come punto di riferimento per coloro, sia laici che credenti, desiderano riflettere sulla realtà e cercare, nelle pieghe del quotidiano, un senso.

In questi decenni, padre Cupini è stato al fianco dei giovani segnati dalla sofferenza, dalla tossicodipendenza, dal disagio sociale, dalla ricerca di una identità. Offrendo un luogo, una “casa”, nella quale i ragazzi possano ritrovare la propria dignità.

In occasione del proprio compleanno, padre Angelo Cupini, con una lettera, ha riflettuto sull’importante traguardo. “Ho più vita alle spalle che avanti – ha scritto -. Rendo grazie per questa lunga vita, un regalo partito dai miei genitori e accompagnato da tanti quotidianamente. Sono in debito con tutti. È stato utile viverla e ne è valsa la pena anche nei tempi vuoti e faticosi. Il motivo non è perché è andata bene ma perché ho sperimentato la misericordia e la lealtà di Dio. Tutti mi hanno rivelato il Dio della libertà, della gratuità e della misericordia, da lui mi sono sentito chiamare alla responsabilità nei confronti dello straniero, del povero, di ogni uomo. La mia è stata un’avventura, ricca sempre di nuovi volti e di nuove visioni; tutto è stato più grande del sogno iniziale o dei miei desideri”.

Riguardo alla vita di fede, padre Cupini ha rimarcato l’importanza della consapevolezza della misericordia di Dio: “Una delle volte che sono andato a Taizé, entrando nella chiesa della riconciliazione, mi è venuta incontro la frase: Dio è più grande del nostro cuore; egli non ci condanna. È stato l’augurio che mi ha accompagnato in tutti questi anni. Dio non è stato un peso che mi ha schiacciato e io non mi sono sentito un dispensatore di buon consigli, ma un fratello che si è messo all’ascolto dell’altro”.

Il sacerdote ha poi evidenziato come sia stato fondamentale vivere da “fratello che resiste con altri uomini”: “La parola accolta dei miei fratelli (grido, pianto, urlo, gioia, abbraccio) è stata la strada che ho percorso. Oggi ho la percezione di aver fatto una storia con Dio, questa è la mia avventura. Non mi ha reso forte o potente ma solo un fratello che resiste con altri uomini”.

“Ottant’anni sono storia e vita, non è stata l’effervescenza giovanile o la voglia di futuro a sostenermi, ma il bene che mi è stato riversato – scrive ancora –. Non mi sento migliore di nessuno, so solo che il Signore ha continuato a salvarmi attraverso la vicinanza delle persone; per questo mi sento grato a tutti. Quello che ho di fronte, per come sarà, sarà certamente meglio di quello e di quanto ho vissuto. Oggi ho molto più debiti che nel passato. Il male mi interroga. Sento tutte le cose ad un livello più profondo e divento più silenzioso e abitato; mi piace contemplare la vita, mia e quella degli altri, dei territori, del mondo. E’ importante questa percezione di solitudine perché dice lo spazio della possibilità, della libertà; sperimento di essere più fragile e vulnerabile. Arrivare a 80 anni e sperimentare che non devo fare nulla, devo ridiventare il bambino che gioca con la vita e accostarsi sempre di più alla volontà di Dio che è la vita dell’uomo. Mi sento come uno che ha perduto tutti gli aggettivi e pensa solo alla parola che comunica e che dice fedeltà alla vita. Mi sento nella logica di sostenere le vite, quella di ognuna/o. C’è un desiderio di trovare unità e di offrirla a tutti. Questa unità non viene da una geometria del bello e dell’ordine, ma è come attirata dall’unica cosa necessaria nella vita, il faccia a faccia con Dio. Ora di fronte alla mia persona si sviluppa la visione del limite. Non sono solo i limiti fisici e psichici a indicarli; significa che ho di fronte l’evento più misterioso e fondamentale: la morte. Questo pensiero mi sta accompagnando da diversi anni; mi fa accogliere la realtà di ogni giorno, la riduzione delle possibilità e la finitezza, ma anche la porta che si spalanca per entrare nel dialogo misterioso dell’al di là”.

 

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