Lecco, 8 luglio 2020 – Continua la battaglia di Marco Galbiati per modificare la legge 91 del 1999 sull’anonimato nella donazione degli organi. La legge italiana infatti non consente di mettere in contatto il donatore con il ricevente. Negli ultimi tempi questo quesito è tornato ad infiammare l’opinione pubblica: è giusto conservare l’anonimato o promuovere una possibilità di incontro?
La battaglia di Marco Galbiati, iniziata con la perdita del figlio Riccardo di 15 anni avvenuta il 2 gennaio 2017 e la conseguente scelta di donare gli organi, si è concretizzata in una legge depositata in Parlamento nel luglio 2019. E’ passato quindi un anno da questo importante traguardo ma, ad oggi, non ci sono state evoluzioni nell’iter di approvazione.
L’APPELLO
Oggi l’appello di Marco Galbiati è rivolto alla politica e alle istituzioni affinché non rallentino ulteriormente l’approvazione della modifica ad una legge che, secondo Marco Galbiati, non tiene conto di diritti fondamentali e non è aggiornata rispetto all’evoluzione del sentire comune.
Marco Galbiati ha specificato che la proposta di modifica non riguarda l’eliminazione dell’anonimato, ma vorrebbe solo dare la possibilità ad entrambe le parti, se d’accordo, di potersi incontrare. Ha sottolineato anche come negli anni passati fossero molte le persone e gli enti contrari, considerando che oggi la bioetica, il Centro Nazionale Trapianti e la politica sono per la maggior parte favorevoli.
“Le persone che ricevono gli organi non sono deboli, sono leoni che stanno combattendo per la loro vita. Maurizio, il ragazzo che ha ricevuto il rene di Riccardo, oggi ha una bambina bellissima. Da quella che è stata una tragedia è nato qualcosa di meraviglioso.” commenta Marco Galbiati, fondatore dell’Associazione “Il tuo cuore, la mia stella”.
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