Lecco, 30 marzo 2020. Il Sindacato Pensionati Spi-Cgil definisce quella del covid-19 una “strage silenziosa”. “Non possiamo più tacere di fronte alla situazione che vede 500.000 anziani ricoverati nelle RSA, con grande pericolo di contagio. Ad averne fatto le spese sono infatti gli over 60 (60% dei positivi e 95% dei decessi), mettendo in evidenza le criticità del Servizio Sanitario lombardo”.
L’ANALISI DEI DATI
Spi-Cgil analizza i dati raccolti tra regioni e province: “Gli anziani con patologie croniche, fragili, non autonomi e indigenti sono stati i più colpiti, mostrando un lato scoperto della Sanità lombarda: l’assistenza sociosanitaria a domicilio. Le tabelle allegate mostrano dati relativi a morti e positivi in Lombardia raffrontati a tre regioni del nord e in ogni provincia lombarda. Come si vede, la Lombardia esce male dal confronto sul numero dei decessi e ancor peggio per quelli degli anziani. I morti per 100.000 abitanti sono in Lombardia 8,5 volte il Veneto, 4,5 volte il Piemonte e il doppio dell’Emilia-Romagna, mentre i positivi sono 2,5 volte il Veneto e il Piemonte e 1,5 volte l’Emilia-Romagna, regioni limitrofe che hanno avuto i primi focolai, in concomitanza. È evidente che il Servizio Sanitario lombardo è stato impreparato ad affrontare la pandemia, a differenza del Veneto e altre regioni. Lo affermano le cifre: 60% delle morti per Covid-19 sono avvenute in Lombardia, la cui popolazione è solo il 17% del Paese; i morti sono a livello nazionale il 10 % dei positivi, mentre in Lombardia sono il 14 %, con punte del 15/20 % nel bergamasco e nel bresciano.”
GLI INFERMIERI
Il problema coinvolge anche una grande parte di lavoratori sanitari:
“Migliaia di lavoratori sanitari, con più di 4.000 contagiati, pari al 10% dell’intera popolazione e decine di morti, chiedono da tempo di essere dotati di Dispositivi di Protezione Individuale. Sono stati mandati al fronte senza difese, li chiamano eroi, li beatificano; noi li chiamiamo “carne da macello”. Solo il 23 marzo l’assessore ha assicurato mascherine per tutti e soprattutto per gli operatori sanitari, ma ancora una volta insufficienti alle reali necessità. Le cause sono certo parecchie, ma il Servizio Sanitario Pubblico si è trovato impreparato a farsi carico dell’epidemia, peraltro annunciata da quella cinese.”
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