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NUOVI PERCORSI DI CURAper i pazienti oncologici

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Si chiama progetto Trilogy e si propone di dare ai pazienti malati di tumore al colon retto un percorso di controllo dopo l’operazione e dopo radio o chemioterapia, molto più semplice, snello e…senza stress.

Silvano Casazza direttore ATS BRIANZA sezione di Lecco
Paolo Favini direttore ASST LECCO

Ovvero lontano dall’ospedale. Nel senso che saranno i medici di base a dare una mano nel prescrivere, far effettuare, e valutare gli esami di routine che una volta o due all’anno, il malato di tumore al colon retto fa abitualmente nel suo percorso di controlo, di follow up, dopo la fase “attiva” della malattia, ovvero quando deve ancora togliere il tumore.

Il progetto è dell’Asst di Lecco, realizzato in collaborazione con Ats Brianza e Ordine dei Medici. Stiamo parlando di 200 nuovi casi all’anno, 1000 nei cinque anni durante i quali si tiene d’occhio il paziente. Presentato da Paolo Favini, direttore di Asst Lecco, il progetto vuol far sì che il malato di questa patologia possa trovare un percorso di cura, post intervento e post evento acuto, anche a casa propria e non solo nel reparto di oncologia o radioterapico. Con evidenti vantaggi psicologici, di comodità e di riduzione dello stress… Anche Silvano Casazza direttore di Ats ha confermato:«Dobbiamo cercare di creare collegamenti e percorsi per garantire al cittadino continuità nell’assistenza. Presentando anche alcuni aspetti di novità assoluta e confermando anche l’attitudine di Lecco a fare da volano di nuove “buone pratiche”, cosidette “best practices”, in un’area quale quella della chirurgia. Non solo pazienti cronici con diabete, ipertensione e altro, ma anche pazienti oncologici che più di altri hanno bisogno di una continuità tra prima, durante il ricovero ospedaliero, e dopo…»,

Pierfranco Ravizza presidente dell’Ordine dei Medici di Lecco

Il presidente dell’Ordine dei Medici Ravizza ha dato il suo consenso: «La conservazione dello stile di vita e dello stato di salute è fatto di piccoli interventi quotidiani non solo di interventi sporadici di eccellenza, e sono ben felice che questo progetto abbia avuto inizio».

Così il primario di Oncologia, Antonio Ardizzoia, ha potuto spiegare: «Chi ha avuto un tumore del colon retto e ha fatto un intervento precauzionale dopo la chirurgia, ovvero un trattamento radio o chemioterapico, deve fare un controllo, un follow up che dura in genere cinque anni. La diagnosi precoce della recidiva fa guarire un 25 per cento di chi l’ha riscontrata e fa comunque vivere meglio e di più chi non riusciamo a salvare. Parliamo di 200 nuovi malati l’anno, ovvero più di mille ogni cinque anni».

Queste persone facevano i loro controlli periodici nei servizi specialistici come oncologia o radioterapia. «Ma volevamo evitare duplicazioni di prestazioni – spiega Ardizzoia – Questo percorso di gestione a domicilio ottiene grossi vantaggi, sia pratici che psicologici: consente di gestire il paziente a casa o dal proprio medico di medicina generale. Questi medici si rapportano con noi da dieci anni almeno, abbiamo fatto un percorso simile a questo sul tumore della mammella e sui pazienti ematologici. E chi può effettuare esami di controllo e confrontarsi con il proprio medico invece che venire in ospedale per farli vedere, sta meglio. Certo, se poi c’è bisogno il medico di medicina generale ci rimanda il paziente che ha bisogno di approfondimenti specialistici».

Antonio Ardizzoia Primario Oncologia ospedale Manzoni di Lecco

E stiamo parlando, per il tumore al colon retto, della patologia più frequente nel mondo occidentale e che colpisce entrambi i sessi. Dopo un primo periodo di presa in carico del paziente, il nuovo percorso dovrebbe ottenere due grossi vantaggi: «Ottimizzare i percorsi di cura, come per i pazienti cronici, e lasciare i pazienti a casa loro. Un paziente oncologico ha tante malattie, tante copatologie. Ora si può dire che ha tante malattie e tra queste anche il tumore».

E il paziente se fa un esame per il tumore non deve farne altri per le altre patologie: «Bisogna ottimizzare questi percorsi. Non vogliamo correre i rischio che quel che viene fatto in ospedale venga ripetuto anche sul territorio. Comunque, al minimo problema il paziente può tornare in ospedale sfruttando un canale preferenziale che annulli ogni possibile danno al paziente. Partiremo con i pazienti con un indice medio basso di recidiva. E quando il percorso funzionerà e sarà rodato, lo faremo con i pazienti con rischio più alto».

 

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