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“LA GUERRA CHE NON SI PUÒ VINCERE”

“LA GUERRA CHE NON SI PUÒ VINCERE”

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Lecco, lunedì 23 ottobre 2023 – Due settimane fa, il 7 ottobre ci siamo tutti svegliati con la notizia
che stava avvenendo qualcosa di tragico, nell’area tra la striscia di Gaza e Israele. Il lancio di migliaia
di razzi, l’incursione dei miliziani di Hamas nei villaggi israeliani prossimi alla striscia di Gaza, e
successivamente i bombardamenti di Israele che ancora stanno provocando migliaia di morti
innocenti tra la popolazione civile. Davanti a tanta devastazione e orrore, è stato difficile capire
come reagire, la consapevolezza però era che non si poteva rimanere indifferenti.
Per questo le scuole di Rancio, il Liceo Giacomo Leopardi, la scuola media Kolbe e la scuola
elementare Pietro Scola hanno innazitutto accolto l’appello del patriarca di Gerusalemme, per un
momento di riflessione e di silenzio. In cui hanno cercato di “consegnare a Dio la loro sete di pace,
di e di riconciliazione”. In seguito a questo, è stato organizzato dal liceo Giacomo Leopardi, nella
mattinata di sabato 21 ottobre un incontro con il giornalista Andrea Avveduto, responsabile della
comunicazione dell’associazione Pro Terra Sancta, uno dei più attenti conoscitori e osservatori di
quanto accade sul territorio israeliano e palestinese.
All’evento hanno partecipato non solo gli studenti e docenti del liceo Leopardi, ma anche numerosi
studenti provenienti da altre scuole del territorio, sia in presenza, che via streaming. Si è trattato di
una mattinata di profonda riflessione, in cui Avveduto ha ripercorso con i ragazzi le cause e gli
avvenimenti storici che hanno portato al tragico scontro che vediamo accadere oggi.
Avveduto è partito da una ricostruzione storica degli eventi che hanno portato allo scontro tra
israeliani e palestinesi. Uno scontro che, per il giornalista, non trae tanto origine dal 14 maggio 1948
con la nascita dello “Stato d’Israele”, ma dal 1916, quando i confini della Palestina vennero
“disegnati col righello, nell’accordo segreto di Sykes-Picot”.

“Nel 1917 la Gran Bretagna decide di stabilire un focolare nazionale ebraico in Palestina,
legittimando nuovamente l’immigrazione degli ebrei sul territorio, ma si tratta di ebrei che
aderiscono al progetto sionista. Un progetto che in pochissimo tempo diventa potente, grazie ai
finanziamenti britannici, fatti allo scopo di creare una forza in grado di indebolire l’Impero
Ottomano. E questa dinamica nel corso degli anni continuerà a ripetersi, i talebani nasceranno così,
Al-Qaeda è nata così. I gruppi terroristici non nascono subito così, si tratta di gruppi nazionalistici
che vengono inizialmente finanziati dall’occidente per interessi specifici” ha spiegato Avveduto.

Successivamente ha ripercorso le tappe dello scontro, partendo dalla fine Seconda guerra
mondiale, passando per la guerra dei sei giorni del 1967 e quella dello Yom Kippur nel 1973, fino agli
scontri lungo la striscia di Gaza e alla nascita di Hamas nel 1983.


“Come è stato possibile quindi arrivare al 7 ottobre 2023? Primo, Gaza è una delle zone più
densamente popolate al mondo e più giovani del mondo, il 43% di loro ha meno di 15 anni. Quei
giovani non vogliono accettare di vivere tutto il resto della loro vita in 43km quadrati. Secondo,
Hamas ha potuto essere così sfrontato, perché andava a scontrarsi con un Israele al limite della
guerra civile. Terzo, le tensioni internazionali. Mentre il popolo vuole la pace, i governanti cinici
soffiano perché ci sia la guerra. Quello che stiamo vedendo oggi è il risultato di anni di divisione e
allontanamento di due popoli, che invece, sarebbero chiamati a vivere insieme”.


In conclusione, del suo discorso Avveduto ha affermato come l’unica vera risoluzione del conflitto
ci può essere nella ricostruzione di un rapporto di fiducia tra israeliani e palestinesi.

“La sicurezza in ebraico, ha la stessa origine della parola fiducia, ma per avere fiducia c’è bisogno di
un incontro con l’altro. Bisogna essere disposti, da entrambe le parti, a perdonare. Nel senso di
“perdere qualcosa di te” per andare in contro all’altro, perché l’incontro con l’altro è più importante
delle tue ragioni. Non possiamo aspettare fino a che la bilancia dei morti sia uguale da una parte e
dall’altra, perché non sarà mai così. Fino a quando la legge del Taglione sarà ancora il modello
vincente, e la politica per sopravvivere continuerà ad avere bisogno di un nemico, possiamo
cancellare Hamas, possiamo eliminare Netanyahu, ma i problemi rimarranno”

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