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I 90 ANNI DEL TERENZIO: LO SCI, LA MONTAGNA E LA TECOL

I 90 ANNI DEL TERENZIO: LO SCI, LA MONTAGNA E LA TECOL

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Lecco, 7 agosto 2023 – Chi è del ‘33 oggi sa bene cosa vuol dire avere 90 anni. La guerra, il Covid, e in mezzo il boom economico e la grande evoluzione della tecnologia.Terenzio Castelli è un grande testimone Lecchese di questo tempo. Lo incontriamo nella sua oasi Rancese con accanto la sua Nilla, la sorella del Bigio (Carlo Mauri ndr). 

Da bambino c’era la guerra
Non pensavo ne avrei visto un altra. A tavola eravamo in 11 da sfamare. Il padre, calzolaio vicino la ex Badoni, faceva le scarpe anche per il sindaco di Milano. Si stava intorno ad un tavolo con un pesce appeso al centro dove si sfregava la polenta per cambiarne il sapore. Col papà e il Giovannino si andava a piedi a Mandello ad acquistare le pelli. Toccandole papa’ sapeva se la mucca era stata ammalata e non andavano bene per le sue scarpe. Tornando, all’altezza del Ristorante Bodega, c’era da pagare il dazio sulle pelli, e noi, piccoli, ne nascondevamo parte sotto le magliette.


E poi nel 1962 My Lord TE.CO.L.
Pensavano fossi Terenzio Colombo tanto mi hanno impersonificato nel lavoro. Non era mio il negozio, ma un satellite della ditta Riva, allora un gigante nel commercio dei tessuti. Ero commesso viaggiatore e avendo messo su famiglia non volevo più viaggiare…


Anche perché l’anno prima lo avevano richiamato…
Era ottobre 1961, l’anno del muro di Berlino e degli attentati in Alto Adige. Mio figlio maggiore era nato da pochi giorni e dovetti partire e andare a fare la guardia ai tralicci….


Ma torniamo al negozio
Dicevo a mia moglie di venirmi a trovare, così la sua presenza attirava altri visitatori. Fu uno degli espedienti, così come le cornamuse scozzesi per promuovere I maglioni di cachemire: un successo! Ho conosciuto Armani che da vetrinista della Rinascente stava diventando quello che tutti conosciamo. Roberto Cavalli mi dava i jeans in conto vendita: vedrai che li venderai in fretta. Cavalli andò sulla Costa Azzurra, li fece avere alle attrici del momento e il resto è storia. 


9-12.30 e 15-19.30 regolarissimo! 
Un orologio. Con anche un bel pisolino, in pigiama! dalle 13.40 alle 14.20 E ho sempre avuto la fortuna di lavorare in piedi; diventando vecchi aiuta…


E poi il fondo: lo sci di fondo! 
Ermanno Riva insegnò un po’ a tutti a Lecco. Eravamo un gruppo invidiabile! Sci di legno che si impregnavano con la Grundwalla, un catrame che applicavo tenendo lo sci tra il lavabo e la lavatrice. L’odore rimaneva per giorni… Amando la perfezione la sciolinatura era un arte che anche mi veniva richiesta: mai sbagliata una! E in settimana si partiva da Maggianico con gli Skiroll, i primi fatti in legno con queste magiche ruote con cuscinetti ad aghi a non ritorno: andavano in avanti ma si bloccavano permettendo poi la spinta. Si arrivava fino in Erna, accompagnati dall’abbaiare dei cani infastiditi dai cuscinetti.  Sormano e Resinelli erano le altre mete. Ma la più ambita era la staffetta di Morterone: skiroll la salita e giù di corsa la discesa fino al paese dove si aspettava poi  la ricchissima premiazione. Una festa


Il tutto per preparare l’inverno 
Ai Piani Resinelli si sciava per molti mesi. La pista a PRIMALUNA e Bobbio vennero dopo. Alle Tre Ombrelle o nei boschi sotto il Coltignone: percorsi tecnici, da Campionato del Mondo. Ma la neve se ne andò prima di concretizzare ogni idea. E allora si partiva per l’Engadina. 20 o 30 anche 40 km alla domenica. La moglie, sorella del Bigio, ricorda bene le Domeniche a casa con I tre figli: sorride. Tempi diversi e ruoli da vecchia tradizione. M dietro un grande uomo…

Vasa e Skimaraton
In 3 anni bisognava completare le gare in tutto il mondo per avere l’ambito riconoscimento di Master Worldloppet. Organizzavo io un gruppo di lecchesi, brianzoli e premanesi. Amicizie anche nate da grandi sofferenze sotto nevicate e solitudini sopra una scia. Le attrezzature erano agli albori. Un premanese arrivo’ con un lungo cappellino fatto di lana dalla moglie, per il suo “coso”, visto che l’ultima volta si era congelato…. Erano 90/85/42 km. Ecco la prima Marcialonga ( ho ancora tutti i vestiti usati all’ora, anche le mutande ) e tutte le gare con storie di salvataggi di Re o fughe improbabili; ma tutte in posti freddissimi. Russia, Giappone, Canada, USA e tutta Europa dalla Spagna alla Finlandia. E la comunicazione tutto a gesti, non sapendo le lingue, ma capiti e amati da tutti. Alla fine sono il 123 esimo ad aver completato la Worldloppet intorno al mondo. Una soddisfazione. (E la moglie sorride).


E poi il CAI Lecco
Il Corso di fondo esisteva da alcuni anni. Veniva portato avanti impeccabilmente dallo Stefano Vimercati. Nacque allora un gruppo di più veloci e più ambiziosi. L’esperienza giovava e la sciolina giusta faceva la differenza specialmente passando dalla tecnica classica allo skating. E più si invecchiava e più I materiali miglioravano e più si andava veloci. Un modo come un altro per rimanere giovani ed in forma. E il Mercoledì, per anni, era dedicato all’Età d’Oro. Un gruppo favoloso con persone sempre riconoscenti e pronte a nuove sfide ad ogni età. Come la Foresta nera, l’altopiano di Asiago o le lunghe traversate in Engadina. Ci vorrebbe un altro articolo…


Cosa rimane oggi di Terenzio?
Maloja è come una seconda casa, e lì trovate una panchina proprio in fronte ad una vista di Segantini. Cercatela e sedetevi: Nilla e Terenzio sullo schienale. Non potete sbagliarvi. Il posto non a caso, visto che dipingere era la mia grande aspirazione giovanile. Alcuni fortunati hanno miei quadri di Madonne o panorami fatti negli anni di pensione dal negozio. Madonne e quadri che trovate in nicchie o pareti lungo le strade di Rancio: resteranno per molto spero a conforto e ricordo. E per chi ha meno anni, un favoloso San Martino si mostra nella rossa chiesetta del San Martino. Proprio in fronte alla Madonna del Bartesaghi. Un onore.


Ma TE.CO.L.?
Ancor oggi trovo chi mi dice”ho ancora il cappotto o la giacca di… che comprai da lei in Tecol”. TEssuti COnfezioni LEcco. Un ricordo indelebile per molti Lecchesi.
 
Salutandolo, pensiamo che la sua storia si sia intrecciata con quella di molti Lecchesi. Non famoso, ma parte di quel “tessuto” che ha creato una città ricca di personalità, idee e innovazione. Dal basso, verso le montagne. E il mondo.

©Martino Castelli

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