Giulia Achler, mental coach della prima squadra femminile Calcio Lecco 1912, propone la sua analisi dell’eliminazione della nazionale italiana di calcio dagli europei.
Chi ben comincia è a metà dell’opera: un proverbio sempre calzante, anche quando si parla di sport, e disattenderlo spesso non porta a nulla di buono. E’ stato così, purtroppo, per la nazionale italiana di Milena Bertolini, che ieri sera ha lasciato sul campo – contro un di certo non imbattibile Belgio – i 3 punti che avrebbero potuto garantire la continuazione del sogno azzurro all’Europeo di calcio femminile oltremanica.
Solo tre partite è durato quel sogno, stroncato già nella fase a gironi: troppo presto considerato l’impegno, la volontà e la responsabilità con cui la squadra aveva preparato l’appuntamento immaginando un percorso ben più lungo. Al contrario, i tre match disputati sono apparsi al pubblico come la lenta agonia di una formazione che, purtroppo, aveva ricevuto il colpo del KO molto prima, già in quei primissimi 45 minuti di gioco nella partita di esordio contro la Francia che, senza grosse difficoltà, ci aveva trafitto con 5 pesantissime reti. Non è azzardato ritenere che quel primo tempo balordo abbia segnato il morale e di conseguenza il destino delle azzurre al UEFA Women’s EURO England 2022.
Frastornate, intimidite pur senza volerlo, con il peso di una reputazione da poco nata e da voler tenere alta a tutti i costi, le ragazze non hanno più trovato la lucidità e la personalità che avrebbe segnato un Europeo diverso. Indorare la pillola non fa bene per immaginare un riscatto differente, da costruire da qui in avanti non sul peso della sconfitta, ma dall’analisi attenta di ciò che ha permesso il “tracollo” sotto l’aspetto della tenuta mentale.
Il secondo match contro l’Islanda avrebbe potuto scacciare via gli incubi dell’esordio, rimetterci in pista: incubi che, al contrario, si sono ripresentati ancor prima dell’immaginabile, con le avversarie passate in vantaggio solo al 3’ di gioco con Vilhjalmsdottir. Un’altra batosta sul morale delle azzurre. Nella ripresa arriva il pareggio di Bergamaschi e ancora c’è rammarico per la conclusione di Bonansea che nel finale che colpisce il palo: sono episodi che avrebbero potuto cambiare le cose, ma il calcio è pieno di simili episodi. Il problema strutturale, al contrario, è sembrato risiedere più nell’approccio alla gara, con la rete subita nel giro di un nulla che ha determinato un’intera partita ancora in salita, con il morale sempre più a terra.
E arriviamo così alla partita di ieri contro il Belgio, ultima chance per superare la fase a gironi. Dal riscaldamento effettuato dalle azzurre, dal canto energico dell’inno nazionale, dai volti concentrati e determinati delle atlete, tutto sembrava poter condurre finalmente alla vittoria. Ma alla prova del campo la nazionale non ha convinto, nonostante la buona volontà: l’assalto alla porta delle avversarie non è stato mai veramente efficace, troppe le imprecisioni in fase di impostazione, le conclusioni mai veramente cattive sotto porta, fino agli errori più eclatanti nell’ultima fase di gioco, quando il fantasma del gol realizzato in apertura di ripresa da De Caigny ha iniziato a prendere la forma dell’eliminazione dell’Italia dal torneo, come infine è stato.
Terminata la cronaca di un Europeo non felice, ora si aprono le considerazioni per un futuro da scrivere. Vivere la sconfitta come feedback e non come fallimento è ciò che può fare la differenza per ripartire con il piede giusto. Certo, rabbia e amarezza sono sentimenti che nelle prime ore dovranno essere vissuti e metabolizzati da tutto il team azzurro, ma bisognerà poi guardare avanti partendo non tanto dal concetto di riscatto – che implica un sentimento di rivolta verso il passato – ma da visioni ben più ampie e soddisfacenti: dalla volontà di costruire un movimento sempre più allargato, sempre più efficace, sempre più dinamico e in grado di continuare a sfornare talenti, prepararli al meglio e portarli a disputare le competizioni che contano con competitività.
Euro 2022 ci ha mostrato inoltre con grande evidenza che un’attenzione specifica deve necessariamente essere dedicata alla preparazione della performance dal punto di vista anche mentale: le giocatrici che si troveranno a tastare i grandi campi di gioco con frequenza sempre maggiore, dovranno farlo con convinzione e con grande abilità nel gestire la tensione che certi palcoscenici portano con sé. Nello sport, d’altronde, governare la mente significa governare gran parte della prestazione, e la mancanza di una efficace tenuta sotto questo aspetto potrebbe aver tradito l’europeo delle azzurre più di ogni altra cosa.
Detto in termini più diretti, le ragazze del ct Bertolini sono state eliminate da Euro 2022 non perché non fossero all’altezza della competizione, ma perché non sono riuscite a mettere in pratica ciò che sanno fare, ciò che sono state preparate a fare, ciò che amano fare. E’ questa la differenza tra un problema tecnico e uno che riguarda la preparazione mentale alla performance.
Giulia Achler (in foto)
Mental Coach 1° squadra femminile Calcio Lecco 1912