A due anni dalla fase più acuta della pandemia, Valmadrera ha voluto ringraziare i volontari che a diverso titolo si sono impegnati in un momento difficile per molti. Alla cerimonia che si è tenuta lo scorso 7 maggio, presso il cinema teatro, messo gratuitamente a disposizione da Artesfera, sono intervenuti la dottoressa Laura Maria Motolese, Viceprefetto vicario della Provincia di Lecco e Luciano Gualzetti, direttore Caritas Ambrosiana.
Il viceprefetto Motolese ha sottolineato l’ importanza di tutti i sindaci del territorio che sono stati riferimento diretto per la Prefettura e ha ringraziato tutti i volontari mentre Luciano Gualzetti ha evidenziato come da subito la Caritas sia venuta in soccorso delle categorie più abbandonate, delle persone sole, degli ultimi.
Il parroco don Isidoro Crepaldi, dopo la proiezione di un filmato, si è commosso ricordando le tante persone che ha dovuto accompagnare con funerali limitati ai pochissimi parenti.
Il giornalista Dario Angelibusi ha coordinato gli interventi che si sono man mano succeduti, tra i quali quello dell’ assessore Rita Bosisio, che ha sottolineato il bisogno delle persone chiuse in casa di parlare, sfogarsi e non essere lasciate sole, di Giulio Oreggia, presidente della Croce Rossa, di Francesco Barbuto, responsabile operativo comunale, di Luca Stanzione, coordinatore della Protezione Civile e di Chicco Viganò, presidente degli Scout di Valmadrera , oltre a alcune testimonianze dirette.
Il sindaco Antonio Rusconi ha ringraziato gli organizzatori oltre al supermercato Sigma che con altri generosi ha contribuito al finanziamento dell’ iniziativa, ed ha sottolineato che chi è volontario non lo fa certo per ricevere un premio, ricordando inoltre come due anni fa, di questi tempi, si scriveva dovunque “Andrà tutto bene “, ma le cose sono poi andate in modo ben diverso.
“Abbiamo condiviso – ha aggiunto il sindaco – fragilità, abbiamo riscoperto l’ essenziale , il valore di un abbraccio. Posso capire come molti a Valmadrera e nel territorio come sindaco e personalmente, cosa abbia voluto dire perdere i propri cari, non poterli salutare, non dare una degna sepoltura, un ricordo, un abbraccio. Io non so se siamo usciti migliori da questa emergenza come si scriveva allora o più chiusi, paurosi, individualisti . A ben vedere, è proprio negli affanni del quotidiano di un’ esistenza normale che si misura il senso più autentico del nostro cammino comune. Un uomo che cade offre la possibilità di tendergli una mano; colui che cerca una strada la possibilità di aiutarlo a trovarla è così noi, tutti noi, a seconda delle circostanze, siamo colui che cade e la mano che lo afferra, quello che cerca una direzione e il dito che gliela indica; nessuno basta a se stesso”.
Nessuno basta a se stesso: questo è il sentimento di comunità che oggi i volontari ci donano e che vale per il futuro “